OGGI ESCE IL NUOVO SINGOLO/VIDEO
“LIKE A MOTHERLESS CHILD”
E ANNUNCIA IL NUOVO ALBUM
EVERYTHING WAS BEAUTIFUL, AND NOTHING HURT
IN USCITA IL 2 MARZO 2018
GUARDA IL VIDEO QUI:
“LIKE A MOTHERLESS CHILD”
Eschatology – the part of theology concerned with death, judgment, and the final destiny of the soul and of humankind.
La vita come la conosciamo ha smesso di esistere.
Una tempesta infuria dall’alto, gettando un’ombra senza fine che soffoca il volto di un mondo un tempo vibrante. La somma delle scelte sbagliate e degli errori di un’epoca si fondono a creare un’oscurità quasi fisica. È opprimente. Soffocante.
Ma nella periferia … un bagliore. Fievole ma scintillante. Un po’di grazia non ancora spenta.
Il quindicesimo album in studio di Moby, Everything Was Beautiful And Nothing Hurt, si racconta in un deserto post-apocalittico nel dopo l’abbandono dell’Uomo da parte del Divino. Mentre l’uomo moderno collettivo corre verso un futuro insostenibile, Moby isola l’individuo ed esplora le frustranti scelte distruttive fatte lungo il percorso. Tuttavia, queste scelte meritano anche compassione, visto che l’individuo prende decisioni che considera nel suo migliore interesse in quel preciso momento. Tenendo presente questo paradosso, Moby esplora l’individualità, la vulnerabilità, la fede e la frattura dell’umanità. Dal punto di vista sonoro Moby si ispira al trip-hop di Bristol, a Smith & Mighty, al duo dub Sly & Robbie e al poliglotta francese Wally Badarou. Moby fa anche riferimento a “Hard Times” del cantante soul americano Baby Huey nel brano “Welcome to Hard Times”. Queste influenze si fondono per produrre un incandescente arazzo di suono fluido con radici nel trip-hop, soul e gospel.
Moby si lascia ispirare anche dalla poesia di W.B. Yeats. Due dei titoli dei brani dell’album sono tratti dalla poesia di Yeats “The Second Coming”. In “Mere Anarchy” immagina un paesaggio desolato, privo delle città che un tempo si ergevano alte e il sole che una volta le illuminava. “Ceremony of Innocence” si rivolge alla fine del mondo da diverse prospettive. All’interno del disastro possiamo anche trovare la bellezza? In tutto l’album, Moby parla della controversa relazione spirituale dell’uomo. “Like a Motherless Child” e “The Last Goodbyes” raccontano le trasgressioni sempre crescenti dell’uomo e la sua eventuale caduta dalla grazia. In “This Wild Darkness”, “Falling Rain and Light” e “A Dark Cloud Is Coming”, le prime canzoni austere del passato sono state ricontestualizzate come preghiere basate sull’elettronica che descrivono un uomo che tenta di riconnettersi con L’Onnipotente. Moby ci fa notare che in ogni canzone di Everything Was Beautiful and Nothing Hurt c’è qualcosa di sbagliato o mancante. Queste imperfezioni possono essere piuttosto piccole – come una traccia vocale non masterizzata – o qualcosa di più evidente come nel caso della linea di basso mancante in “The Ceremony of Innocence”. Riflettendo su come questo si collega alla spiritualità del suo album, Moby spiega come è stato ispirato dai tessitori di tappeti mediorientali che intenzionalmente incorporano le imperfezioni nei loro tappeti per simboleggiare come l’unica perfezione nella vita sia il Divino.
Everything Was Beautiful And Nothing Hurt è stato registrato nello studio della camera da letto di Moby a Los Angeles durante la primavera e l’estate del 2017.
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