BITS-RECE: radiografia di un disco in una manciata di bit.
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Magniloquenza, dramma, desolazione, liturgia. Termini che possono forse suonare un po’ in contrasto e dissociati, ma che sono tutti necessari per descrivere Ecstasy, il primo lavoro di Christaux, ovvero Clod, ovvero una delle due metà degli Iori’s Eyes.
Tra il pop e un’elettronica memore degli anni ’80, il ragazzo propone un lavoro barocco, a tratti allucinato, che descrive con le melodie paesaggi tragici, malinconici, disperati.
Si respira un clima di riflessione solitaria, quasi una meditazione ascetica, una celebrazione profana e solenne.
Non è forse un caso la scelta del nome, così come quell’immagine di copertina in odore di santità e martirio.
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Il percorso interiore e sonoro delineato da Christaux parte da un capitolo maestoso come An Ode To The Beast, per poi sviscerarsi tra inni notturni e solitari, esalazioni musicali al benzoino e immersioni in acque torbide. Se Surreal tocca l’apice emozionale del disco, all’ipnotica e sulfurea Spazio HD spettano le uniche, visionarie liriche in lingua madre.
È l’estasi secondo Christaux, la sua via di liberazione.

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