EMIS KILLA 11 X WP
Dunque, facciamo un paio di conti: quando è iniziata la stagione d’oro dell’hip-hop in Italia? Quando, cioè, da genere di periferia e dei sobborghi, il rap è salito fino all’attico più esclusivo della musica italiana? Se non sbaglio, era circa il 2012, quindi cinque anni fa abbondanti. Da allora tanto è cambiato: la quantità di rapper che sono nati o emersi dall’underground è incalcolabile, tanti hanno fatto il botto, altrettanti sono durati il tempo di un paio di singoli, altri ancora sono rimasti a galla cambiando pelle e cedendo ai richiami delle radio e del mainstream.
Tra i primi nomi che si sono fatti strada nella nuova generazione dei rapper c’era anche quello di Emis Killa.
L’hip-hop, si sa, è il genere sporco per antonomasia, quello poi nudo e più crudo che ci sia, e i rapper sono i ragazzacci più tremendi che si possano incontrare. Almeno in teoria. E almeno nella scena indipendente. E almeno in America, dove si sparano e si scazzottano per davvero. Perché se guardiamo quello che succede qui da noi, spesso il confine tra il rapper e la popstar da giornaletto teen è davvero sottilissima.

Non però Emis Killa. Lui teen idol non lo è, e non lo è mai stato. Lo ha detto più volte, e lo dimostra adesso che sta portando in tour le canzoni del suo ultimo album, Terza stagione. In questi cinque anni, Killa avrebbe potuto concedersi ai duettoni pop, ai tormentoni balneari, ai testi gigioni, ma non lo ha fatto quasi mai, e quando è successo è stato il primo a riconoscerlo.

Quello andato in scena all’Alcatraz di Milano il 20 marzo, oltre a essere una delle due anteprime del tour vero e proprio (la seconda è fissata all’Atlantico di Roma per il 27 marzo), è stato un concerto hip-hop senza ruffianate, una raffica di brani sparati fuori uno dopo l’altro senza troppi giri di parole. Pur griffato da capo a piedi e con la collanona di Versace di ordinanza, Emis Killa ha dato in pasto al suo pubblico rime fredde e sanguigne, racconti di vita di un ragazzo cresciuto sulla strada e catapultato d’un tratto sotto i riflettori.
EMIS KILLA X WP
In un allestimento scarno e ispirato al ring e con una band totalmente al femminile, il ragazzone di Vimercate ha guidato uno show che più che ad un concerto assomigliava a tratti a un rave organizzato tra amici. Tanti gli ospiti chiamati sul palco, da Maruego a Coez, da RRR fino a Jake La Furia, vera sorpresona.
In scaletta soprattutto i brani dell’ultima album, ma non potevano mancare i successi più spudorati, le parentesi melodiche, la quota pop, come Maracanà: avrebbe voluto evitarla, è stato un brano composto su commissione, lo dice senza problemi, ma al solo pensiero di non averla in scaletta il manager ha visto rosso. E quindi eccola, quasi in chiusura, a far sussultare tutta la sala, perché in fondo gli è stata subito perdonata. Subito dopo, il momento topico, con Non è facile, uno dei manifesti musicali di questo artista rimasto fedele a se stesso negli anni.

Per affondare bene i denti nella carne avrebbe forse potuto giocarsela fino in fondo con pezzi come 3 messaggi in segreteria o Su di lei, che invece non ci sono stati, ma quello che si è visto è il giusto compromesso di un rapper che senza perdere la faccia ha imparato a convivere tra la strada e i riflettori. Tra il cemento e Versace.
La gallery della serata è visibile a questo link (foto di Luca Marenda).

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