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Quando ho avuto l’occasione di andare a vedere l’anteprima di Suicide Squad, non avevo quasi idea di cosa si trattasse: era l’inizio di agosto e una serata al cinema diversa dal solito mi è sembrato un buon sollievo per sopportare gli ultimi giorni di afa milanese in una città semi deserta.

Sono andato quasi convinto che non ci avrei capito niente e che avrei passato due ore abbondanti in estenuante attesa dei titoli di coda. Il mondo dei supereroi mi era (e continua a essere) un territorio sconosciuto, così come tutte le questioni di rivalità tra la DC Comics e la Marvel, che ho poi scoperto aver unito le forze per dar vita a progetti mastodontici come questo. Roba che invece i fan “veri” si accapigliano da anni sui vari blog dedicati.
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Ebbene, mi son dovuto ricredere, ma proprio alla grande! Quello che i miei occhi profani si sono trovati davanti è stato un vero spettacolo, tutt’altro che un polpettone da nerd.
Ho letto che critica e pubblico non hanno apprezzato molto la pellicola: io l’ho trovata fantastica, forse proprio per essere estraneo e inesperto di tutti i precedenti.
La storia gira tutta intorno a un gruppo “cattivoni” metaumani che vengono assoldati dal governo per far fronte a una terribile minaccia che potrebbe mettere in pericolo l’intera umanità. La Terza guerra mondiale, insomma. Il finale beh, un tantino retorico e scontato, ma la visione merita senza alcun dubbio.

Cast da capogiro, a cominciare da Will Smith nei panni del super tiratore Deadshot, uno straordinario Jared Leto che interpreta un Joker più che mai allucinato e su di giri (a guardarlo bene mi ha ricordato il Marilyn Manson di alcuni anni fa, forse per la dentatura dorata), una severissima Viola Davis (va beh, qui si vola proprio in alto) nelle vesti di Amanda Waller, l’onnipotente capa del servizio segreto a capo dell’operazione. Una specie di Dio tecnologico.

Poi c’è Cara Delevingne nella doppia interpretazione dell’archeologa June Moone e dell’Incantratice, una sorta di strega proveniente direttamente dalle caverne delle civiltà precolombiane, la grande nemica da sconfiggere: bellissima, ammaliante, solforosa, senza cuore in tutti i sensi. Beh, finalmente riesco a dare utilità alla signorina Delevingne, che prima di Suicide Squad per me era solo la ragazzaccia con il dito tatuato e il viso imbronciato sui cartelloni pubblicitari della Tag Heuer. Merito la forca per questa mancanza?
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E infine lei, la ragazza che si è conquista fin dal primo fotogramma la mia simpatia, Harley Quinn, la fidanzatina di Joker, con il volto e il corpo mozzafiato di Margot Robbie. Una vera mattacchiona scatenata, armata di mazza e martellone, pazza al limite dell’isteria e divisa tra l’amore per il suo puddy e il suo compito all’interno della squadra speciale. Non esagero se dico che da solo, il personaggio di Harley Quinn vale più della metà del biglietto.
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A dare ancora più sapore al sugo di Suicide Squad, la colonna sonora, che spazia da classici di Eminem, Queen (Bohemian Rhapsody rivisitata dai Panic! At The Disco) e White Stripes a pezzi nuovissimi firmati, tra gli altri, da Skrillex, Grimes e Twenty One Pilots. Abbinamento assolutamente vincente.

In meno di un mese e a dispetto di tutte le critiche, Suicide Squad ha guadagnato una cifra schifosamente alta, che lo candida a diventare uno dei film più visti dell’anno, come era stato previsto. Se voi siete tra i pochi a non essere ancora andati a vederlo, e soprattutto se siete tra quelli che non avevano considerato l’idea di farlo, beh, fatelo, anche se il mondo dei supereroi vi pare tanto lontano. Potreste ricredervi e potreste addirittura uscire dalla sala con la voglia di tornare a vederlo, come è successo a me.

E poi, dopo la visione, andremo tutti a farci una pizza con la nostra nuova amica, la pazza, pazza, pazza Harley Quinn.

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